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Cibo e letteratura: Mario Rigoni Stern

Cibo e letteratura: Mario Rigoni Stern

Il cibo incontra la letteratura con lo scrittore de Il sergente nella neve. Dai racconti di caccia alla selvaggina nel piatto, in cucina con Mario Rigoni Stern.

Leggendo i racconti di caccia di Mario Rigoni Stern, soprattutto da “Il bosco degli urogalli”, me lo immagino lì, in silenzio, lungo i sentieri del bosco profondo nell’Altopiano, dove sulle note di Atmosphere dei Joy Division, con “schioppo” in mano, in bocca mezza alfa fumante e la fedele cagna accanto segue le tracce di selvaggina nelle prime luci del giorno

Walk in silence / Cammina in silenzio
Don't walk away, in silence / Non andartene, in silenzio
See the danger / Vedi il pericolo
Always danger / Sempre pericolo
Endless talking / Parlare senza fine
Life rebuilding / Ricostruzione della vita
– Atmosphere, Joy Division

La caccia non è un hobby

Un rito, una partita a scacchi, l’antica sfida tra l’uomo e l’animale; sì, perché la preda allo stato naturale è pari al cacciatore, può salvarsi grazie all’ambiente, alla mimetizzazione e all’intelligenza.  

Per Mario Rigoni Stern, uomo straordinario e grande scrittore, il tema della caccia attraversa tutta la sua produzione letteraria oltre che la propria vita. Non si tratta di un gioco al massacro né tanto meno – dalle sue parole –  di un tiro al bersaglio, un esercizio di macelleria.

La caccia la descrive come un rito che iniziava in autunno e finiva in primavera, dettava il trascorrere del tempo e delle stagioni. Per Rigoni Stern è sacrificio e fatica, inizia all’alba e ti porta a camminare anche 12 ore senza sparare un colpo, perché si deve scegliere l’animale e ci vuole pazienza e costanza.

Ne “I racconti di caccia”, ci rimanda ad una vita lontana rispetto al mondo odierno. I suoi sono i ricordi di quando si svegliava in piena notte, mentre moglie e figli dormivano, dell’acqua fredda in viso e in petto per attivarsi e non tornare a letto, dell’attesa dell’alba, delle lunghe camminate, del fido compagno a quattro zampe, della compagnia degli amici e dei lunghi silenzi.

“Oggi i cacciatori sono in tanti, i più hanno fucili molto costosi, segugi di alta genealogia; vanno in bosco o sui campi vestiti e scarpati come ho visto nelle vetrine sulla Kärtner Strasse di Vienna, e per fare un chilometro usano i fuoristrada. Tutto questo per cacciare i fagiani liberati dal pollaio la sera prima.”
– da Aspettando l’alba e altri racconti, Mario Rigoni Stern

Più una lotta contro la preda è una lotta contro sé stessi e contro la fame, è un percorso per ritrovarsi e sintonizzarsi con la natura. La caccia per Rigoni Stern non è un hobby, ma è una passione che deve essere regolarizzata da un’etica, da una cultura, dall’amore per la natura.

Mario Rigoni Stern

Mario Rigoni Stern
Mario Rigoni Stern (fonte www.iluoghidirigonistern.it - foto di Adriano Tomba)

Nato a cavallo delle due Grandi Guerre sull’Altopiano di Asiago, boscaiolo, militare alpino combattente in Francia, Albania e Russia, prigioniero di guerra per venti lunghi mesi, sopravvissuto – come si amava definire – impiegato al catasto e soprattutto scrittore e testimone con il suo primo libro “Il Sergente nella neve”. Questo è stato Mario Rigoni Stern.

Una figura straordinaria di uomo, un grande autore del 900, sofisticato scrittore innamorato della letteratura russa, legato a Primo Levi poiché entrambi testimoni e scrittori della memoria che hanno vissuto la vita e sono riusciti a trasfigurarla in letteratura.

Persona appassionata in difesa della natura, dell’ambiente. Nella sua narrazione sono profondi i luoghi, la memoria dell’altopiano, il rapporto con l'ambiente, piante ed animali, con giudizi precisi ed etici. 

Per Rigoni Stern l’uomo deve essere in armonia con la natura, senza compromessi, l’uomo deve vivere nella natura. Perché il male è solo dell’uomo quando dimentica e distrugge gli equilibri della montagna e del bosco – sembra ricordarci Rigoni Stern.

Mario Rigoni Stern
Mario Rigoni Stern con il cane Cimbro, novembre 1977. © Alberico Rigoni Stern (fonte rivistanatura.com)

In cucina con Mario Rigoni Stern

La mente scorre all’indietro leggendo i racconti di Mario Rigoni Stern, lì tra gli stessi sentieri impervi, tra trincee e fortini di guerra, mi rivedo ragazzino nelle lunghe passeggiate estive tra il monte Zebio e l’Ortigara.

Sono passati anni da quando non metto più piede ad Asiago ma sicuramente grazie a questo progetto “Il cibo di Mario”, organizzato dalla collaborazione del Festival Cammini Veneti con l’Associazione Italiana Food Blogger – AIFB in occasione del centenario della nascita di Mario Rigoni Stern; troverò l’occasione per tornarci e assaggiare di nuovo la cucina dell’Altopiano.

Se ci siete stati o meno, l’autunno è sicuramente la stagione ideale per assaporare la gastronomia e i prodotti dell’Altopiano di Asiago. Le cucine dei vari ristoranti propongono le classiche ricette di stagione: selvaggina, funghi e castagne, formaggio di malga e il famoso formaggio Asiago, salumi e insaccati, affumicature e erbe di montagna.

Ora però, portiamo la passione dello scrittore in cucina: la caccia. La ricetta pensata proprio al rito della caccia è Capriolo, Rape e Sottobosco.

☞  Qui trovi la ricetta Capriolo, Rape e Sottobosco.

Capriolo, rape e sottobosco © Food'n Rock

Vuole essere un piatto che ricordi la fatica che il vero cacciatore come lo era lo stesso Rigoni Stern provava: lo svegliarsi di notte, l’attesa dell’alba, le lunghe camminate per ore e ore tra il bosco e i pendii, i lunghi silenzi.

Il piatto è composto da selvaggina, nello specifico filetto di capriolo cotto a bassa temperatura e poi rosolato, delle rape arrostite e delle chips di riso integrale per ricordarci le montagne, della polvere di funghi e patate con una salsa di foglie di rape a far rifiorire il sottobosco

☞  Qui trovi la ricetta Capriolo, Rape e Sottobosco.

Capriolo, rape e sottobosco © Food'n Rock


 

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